Le ultime ricerche: gli olofoni

Siamo nel 1983 quando i Pink Floyd  con l’album “The final cut”

utilizzano per primi la tecnica olofonica, seguiti poi da noti artisti come

Michael Jackson,  Peter Gabriel dei Genesis,  Jon Anderson degli Yes, e anche dal direttore d'orchestra Herbert von Karajan e dal compositore Luigi Nono.

 Figura 1- Copertina di "The final cut", l'album nel quale i Pink Floyd hanno per primi utilizzato l'holophono creando effetti sonori in 3 dimensioni.

pink floyd

Ancora nel 1983 Umberto Maggi, produttore discografico di Rovigo, inventore, ed ex musicista dei Nomadi mette a punto uno speciale  microfono:l'holophono che simula il funzionamento dell'orecchio, tenendo conto di come avviene la decodifica dei suoni a livello cerebrale. L'ascoltatore riesce così a ricostruire un'immagine sonora tridimensionale, proprio come fanno gli occhi quando si trovano di fronte a un ologramma. Il limite della tecnica messa a punto da Maggi è che l'ascolto deve avvenire in cuffia.

Tito Pavan e Roberto Caterina del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli studi di Bologna  hanno condotto una interessante  ricerca  su quanto la tecnica olofonica possa essere un fattore importante nell’induzione delle emozioni; nell’indagine sono stati utilizzati 25 soggetti in gran parte studenti universitari o loro familiari (età media anni 25,2; range 16-38), sottoponendoli a test d’ascolto di suoni monofonici, stereofonici ed omofonici. I  risultati, che riportiamo, confermano ampiamente la nostra ipotesi:

  Condizione 

  Movimento 

  Piacevolezza 

  Naturalezza 

       

  Monofonica 

  1,147 

  -,167 

  -,067 

  Stereofonica 

  2,407 

  +,067 

  +,240 

  Olofonica 

  4,280 

  +1,327

  +1,480

In sostanza l’ascolto olofonico risulta più piacevole e naturale sia di quello monofonico sia di quello stereofonico. È importante sottolineare che la differenza tra olofonia e stereofonia appare quasi sempre più marcata rispetto a quella tra monofonia e stereofonia nelle dimensioni della piacevolezza e della naturalezza.

Questi primi dati ci consentono di ipotizzare che il sistema olofonico permetta un ascolto reale e consenta un più efficace trasferimento delle informazioni emotive che si vogliono indurre. I risultati di alcune indagini  sugli spettri di potenza del segnale elettroencefalografico (EEG), nonché variazioni del ritmo cardiaco e respiratorio, rilevabili in alcuni stimoli olofonici, emotivamente connotati rispetto a stimoli neutri, sembrano andare in questa direzione.

In quest’ottica  la tecnica olofonica sembra possa essere un fattore importante nell’induzione delle emozioni.”

In tal senso pare significativa l’esperienza condotta dall'ARCMO, Associazione Regionale Calabrese di Musicoterapia in Olofonia, con l’apporto di Gianfranco Maurizio Pisano, psichiatra e musicoterapeuta ed esperto in olofonia, nonché con la super visione a livello accademico della Cattedra di Psicologia Fisiologica della Facoltà di Psicologia, Università di Roma "La Sapienza", del Development European Music Project, Olanda, dell'American Association of Psychotherapy, dell’ Association pour la reconnaissance et la promotion des medicines complementaires en Europe,Bruxelles e di altri importanti istituti pubblici e privati.

L’ARCMO ha approfondito  l’utilizzo terapeutico dell’olofonia nei disturbi dell'affettività, dell'attività sociale e lavorativa, i disturbi del pensiero, d'ansia e del sonno, disturbi somatici, dell'apprendimento, del comportamento e dell'alimentazione.

L’olofono di Michelangelo Lupone

Michelangelo Lupone, compositore noto in ambito internazionale per il suo impegno nella ricerca musicale e scientifica, ha realizzato, in collaborazione con il CRM  (Centro Ricerche Musicali di Roma), nella primavera del 2000,  un nuovo sistema olofonico innovativo che proietta in ogni punto della sala da concerto, la stessa dettagliata sensazione sonora presente sul palcoscenico.

Come avviene per la trasmissione satellitare dove l'informazione deve coprire grandi distanze senza produrre errori, così gli olofoni utilizzano dei proiettori di suono a forma di parabola. Questi permettono di inviare tutti i dettagli musicali ad una grande distanza, raggiungendo ogni ascoltatore attraverso raggi opportunamente differenziati e incrociati delle onde sonore, riproducendo lo stesso scenario acustico che il direttore d'orchestra ha davanti a se.

Gli Olofoni – proiettori di suono  sono l’applicazione di una tecnologia innovativa che permette il prelevamento del suono, completo delle informazioni spaziali di origine, e determina un ascolto dell'evento sonoro assolutamente corrispondente alla realtà.  Esso simula il funzionamento dell'orecchio e la decodifica dei suoni a livello cerebrale.
Il suono raggiunge così una "forma tridimensionale" precisa.
Il suono olofonico viene percepito come più realistico, e sembra consentire un più efficace trasferimento delle informazioni emotive che si vogliono indurre: i segnali mono creano un'immagine acustica centrale, quelli stereo possono essere di volta in volta percepiti come provenienti da destra o da sinistra, mentre i suoni olofonici occupano posizioni ben precise nello spazio.
Gli olofoni rappresentano il primo prototipo di un sistema multifonico di diffusione del suono di elevata controllabilità che permette di poter effettuare delle modulazioni creative sul fronte d’onda. La particolarità degli Olofoni è che l’irradiazione del suono viene effettuata attraverso un raddrizzamento dell’onda di propagazione di tipo tronco-conica in onda piana. Questo tipo di propagazione del suono permette la costruzione di lobi di proiezione sonora di elevata coerenza e con la capacità di percorrere lo spazio con minima degradazione di energia rispetto a quanto avviene nella diffusione con altoparlanti tradizionali.
Nel progetto realizzato da Michelangelo Lupone gli olofoni sono costituiti da un sistema paraboloidale sul cui fuoco è posto un altoparlante limitato in banda e controllato nell’apertura dell’angolo di irradiazione. I controlli dinamici per la scultura del fronte d’onda vengono affidati ad un sistema computerizzato basato sul computer Fly30, che presenta un’interfaccia per il controllo dei processi di avvicinamento – allontanamento, localizzazione, velocità, innalzamento e abbassamento del fronte d’onda rispetto all’ascoltatore.
Gli Olofoni sono stati presentati per la prima volta in occasione di MUSICA SCIENZA 2000, manifestazione internazionale di Musica, Arte e Cultura contemporanea organizzata dal CRM presso i giardini dell’Accademia Filarmonica Romana nel giugno 2000.

L’idea degli olofoni è nata tra il 1997 e 98, anche se la realizzazione è stata successiva. Dice Michelangelo Lupone: “Volevo sentire un segnale che potesse alzarsi o abbassarsi di fronte all'ascoltatore. Ho lavorato sulla base degli studi fatti da Jim Blauert, il più grande studioso di psicoacustica vivente, e dopo alcuni incontri con lui ho deciso di costruire uno strumento di percezione olofonica, che avesse un’applicazione musicale e non solo scientifica”. L'approdo è stato lungo, attraverso numerosi esperimenti fatti con lo staff del CRM di Roma e poi con le analisi effettuate presso l'Istituto Gramma de L'Aquila. Il prodotto finale è stato uno strumento di diffusione del suono che sfrutta le onde piane attraverso l'utilizzo di una parabola che riflette segnali musicali emessi da un altoparlante disposto sul suo fuoco. Lo scopo è stato di portare il segnale acustico ad un livello di controllo estremamente raffinato in ogni condizione di spazio acustico, ad esempio nelle chiese, luoghi tradizionalmente riverberanti, dove gli effetti secondari di riflessione del suono sono percettivamente attenuati fino all'annullamento.Questi strumenti, dunque, si caratterizzano per un ventaglio di utilizzazioni assai vaste, come stadi o spazi aperti, basti pensare che il segnale rimane nitido, intellegibile e potente fino a distanze dieci volte superiori ad un altoparlante normale. In conclusione vogliamo anche citare che, utilizzando una tecnologia differente, basata su un più approfondito studio dei meccanismi relativi all’ascolto binaurale e dei moduli che sottostanno alla ricezione, alla percezione e all’interpretazione del segnale acustico,  dai primi anni ‘80, si è sviluppata una linea di ricerca tesa alla costruzione di speciali microfoni -trasduttori olofonici che consentono di riprodurre le caratteristiche spaziali del suono olofonico con un impianto stereofonico tradizionale. Le ricerche sull’olofonia al di là della loro applicazione commerciale in vari contesti hanno una notevole rilevanza scientifica in quanto ci consentono di delineare meglio l’influenza che la qualità del suono può avere sulla rappresentazione del significato che ad esso attribuiamo.