Caos ed ordine tra fisica e psicologia

E’ possibile accostare i meccanismi fisici, come modello interpretativo, a quelli della condotta umana.

Consideriamo ad esempio un’auto che si muove con un moto uniformemente accelerato ·e che frena bruscamente: i passeggeri saranno lanciati in avanti. Si tratta di una condotta umana, se consideriamo questa, in un senso più ampio, come ogni cambiamento che avviene in una persona. Questo comportamento potrà essere spiegato dalla fisica, più concretamente da uno dei suoi rami: la dinamica dei solidi, ed ancora più concretamente a partire dal principio di inerzia.

Di questo comportamento non potremmo dare una spiegazione biologica, perché nonostante sia una risposta involontaria prodotta da un certo stimolo, nessuno direbbe che si tratta di un riflesso e neanche potremmo offrire una spiegazione psicologica.

Alcune teorie psicologiche utilizzano l'aggettivo “dinamica”, come la teoria del campo di Lewin, o la teoria psicoanalitica. In questi casi, non si sta facendo allusione a forze fisiche, come la forza di inerzia o la forza di gravità, bensì a forze psichiche, come la motivazione o le pulsioni. Le prime agiscono su oggetti inerti, e le seconde su condotte che si cerca spiegare con la psicologia.

Questo chiarimento viene a proposito perché mostra esempi di teorie psicologiche che hanno preso concetti dalla fisica e li hanno trasformati ed adattati alla realtà psichica.

In questo paragrafo esploriamo, un po' superficialmente, un altro ramo della fisica e le sue possibili applicazioni in psicologia: la termodinamica. Questo tentativo non è nuovo: la teoria gruppale dei ruoli, ad esempio, utilizza abbastanza implicitamente il primo principio della termodinamica per descrivere il funzionamento gruppale in termini di processi di locomozione e processi di mantenimento.

Un altro esempio classico è Freud: come abbiamo già visto uno dei principi su cui si basa la psicoanalisi è il principio di costanza, basato a sua volta, sui principi della termodinamica.

Come esempio utilizzeremo, come cornice di riferimento, la termodinamica, la teoria generale dei sistemi e la teoria delle strutture dissipative di Prigogine, volgarmente chiamata teoria del caos. I tre sistemi teorici sono intimamente relazionati:· per esempio, la termodinamica studia i “sistemi” ·e la teoria di Prigogine è una teoria dentro il vasto campo della termodinamica.

Innanzitutto riprenderemo alcune precisazioni sull'applicabilità della teoria del caos in psicologia.·Sappiamo che la condotta umana può presentarsi, in diversi gradi, come caotica e disorganizzata. E’ il caso del paziente con disturbi mentali, del neonato, dell'adolescente, ma anche dell'adulto normale che ha dei momenti in cui pianifica attività, per esempio per un fine settimana e, se il suo piano non si realizza, procede in una maniera caotica.

Di fronte a questi comportamenti disorganizzati, la psicologia ha cercato di minimizzare la loro importanza (la teoria, non la clinica), argomentando che dietro essi si nasconde un ordine determinato dalle leggi del comportamento (come il behaviorismo) o le leggi dell'inconscio (come la psicoanalisi). È frequente l'espressione “sembra un caos”, col quale si assimila o si identifica sempre caos con apparenza. La teoria del caos viene a suggerirci un punto di vista molto differente: il comportamento caotico ha valore in sé stesso, ha la stessa entità, lo stesso status ontologico dell'ordine, ed il nostro atteggiamento verso il caos non consisterà quindi nel schivarlo, bensì nel cercare di vederlo come parte di un processo che proviene da un ordine previo e che sfocia in un nuovo ordine. L'ordine sta sotto, od a latere, la “vera” realtà non è solamente l'ordine bensì l'alternanza ordine-disordine, essendo entrambi poli della stessa entità.

La teoria del caos ci parla di una sequenza ordine-disordine-ordine nella natura. Ma anche la nostra attività mentale, prodotto del cervello, è a sua volta frutto della natura.

Per questo la termodinamica e la teoria del caos hanno qualcosa da dirci circa la natura dell'attività mentale, una delle più notevoli creazioni del cervello umano che è a sua volta l'entità più complessa ed impredevedibile dell'universo. Come dice Prigogine, le scienze naturali e le scienze umane hanno solamente due opzioni: o progrediscono assieme, o spariscono assieme[1]. In questo caso, ovviamente, alludiamo alla fisica e alla psicologia.

Per comprendere questo, non si è obbligati a conoscere complesse formule di entropia o di energia interna: come sostiene Einstein, la maggior parte delle idee fondamentali della scienza sono essenzialmente semplici. Lo sono le idee, ma non forse le realtà alle quali esse rinviano. Anche il pensiero umano e, paradigmaticamente, la scrittura, può essere pertanto concepito come un sistema chiuso o come un sistema aperto, governato da meccanismi di retroazione negativa o positiva.

Consideriamo infatti il compito che intraprende chi deve scrivere una monografia o una tesi. La prima cosa che appare è uno stato di confusione, di caos. Il testo appare all’inizio come un'idea diffusa, un sogno, un'ispirazione o semplicemente una semplice volontà di volere scrivere qualcosa. In questa tappa, il pensiero si muove erroneamente, prende ed abbandona idee con facilità, fino ad arrivare al suo proposito originario. Questa confusione iniziale progredisce verso il punto di biforcazione, dove una possibilità è scrivere qualcosa già scritto (ci sono monografie che sono semplici trascrizioni testuali) ed un'altra possibilità è, invece della ripetizione, la creazione di una nuova struttura dissipativa, un nuovo ordine, in modo che vi sia una distanza tra il testo immaginato, scarabocchiato, corretto e quello finalmente prodotto. Nel frattempo il testo subisce diverse correzioni. Il primo lettore di un autore è egli stesso, ed è anche il suo primo critico, a volte feroce e spietato. Un buon scrittore, dicono molti manuali, è quello che scrive venti fogli e ne manitene dieci o nove.

Il risultato finale è una struttura ordinata dove non vi è eccesso né mancanza. Un buon testo è come un orologio: non vi è nessuna parola in eccesso e nemmeno nessuna che manca. È pronosticabile un ordine, ma non che tipo di ordine: una stessa consegna a distinti scrittori, darà differenti prodotti finiti. L'imprevedibilità del tipo di ordine al quale si arriva è data dall'incertezza circa quale sarà il paragrafo seguente. Lo scrittore originale cerca nuove combinazioni perché, rendendo più improbabile, incerto o imprevedibile il prossimo paragrafo, lo rende anche più informativo.

Benché sia più difficile, si può strutturare il discorso in modo che sia incerto non il prossimo paragrafo bensì la prossima parola, e, compito ancora più complesso, che sia incerta anche la seguente lettera dentro la parola.

In sintesi, potremmo dire che da quando l'individuo incorpora le prime lettere dell'alfabeto fino a scrivere poi una tesi, continua ad imparare ad amministrare le risorse entropiche del linguaggio. Se vuole un testo più creativo, imparerà che deve consumare più energia, e se vuole risparmiarla, si trasformerà in un ripetitore. Per fare ciò dispone di un patrimonio collettivo costituito da 21 lettere, nel caso dell’italiano. Se solamente con le differenti combinazioni di 4 basi azotate del DNA si possono generare tanti esseri viventi differenti, con le 21 unità del nostro linguaggio siamo stati in grado di creare i capovolavori universali della letteratura italiana che, a partire dalla Divina Commedia, tutto il mondo ci invidia e chissà quante innumerevoli combinazioni saremo in grado di creare in futuro.


[1] Prigogine I. , Stengers I. , La nouvelle alliance, Gallimard, Paris,1979,· trad. it. La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza, Einaudi, Torino, 1999.