Educazione biocentrica

 

Si può capire l'Educazione Biocentrica come poetica della cognizione che prevede la formazione di un essere umano impegnato per la pace ed il riconoscimento teorico e pratico della vita. Analogamente, come un concetto che attua una riflessione sull'organizzazione intelligente della vita, per capire il modo in cui l'ordine fisiologico si manifesta come una forma animale o vegetale specifica. Inoltre, come una pratica che considera come il sistema vivente ha un ordine organico perfettamente programmato che si trasforma nel tempo, non come una macchina computerizzata, ma come un ologramma vivente, le cui modifiche riguardano la totalità.

Secondo Maturana e Varela (1992), la cognizione è la stessa attività dell'autogenerazione e dell'autoperpetuazione della vita e non si riferisce solo a processi mentali e della coscienza. Per l'apprendimento non è necessario solo il cervello o il sistema nervoso. L'apprendimento è un processo presente in tutti gli esseri vivi, anche nelle loro forme più elementari (ameba, virus per esempio). L'apprendimento, per questi autori sarebbe l'interazione fra gli organismi ed il loro ambiente. La base del processo conoscitivo sarebbe la congiunzione strutturale con l'ambiente. L'apprendimento, perciò è sinonimo di vita.

L'Educazione Biocentrica ha bisogno di avere un' intenzionalità: promuovere l'istruzione affettiva di uomini ed donne, così che questi possano liberare la loro sensorialità viva e richiedere, in comunione con i loro simili e con la natura, la costruzione di una società altruistica. Solo con una rieducazione affettiva, questi adulti impareranno l'importanza di istruire i loro bambini alla solennità dell'auto-accettazione e auto-rispetto, condizioni indispensabili affinché essi accettino la diversità della vita, ne rispettino tutte le sue manifestazioni che pulsano nell'universo, e diventino adulti liberi e con responsabilità sociale. In questo senso, si può riconoscere l'Educazione Biocentrica come una tendenza evolutiva che cerca l'integrazione dell'individuo, guidato dalla sua autocoscienza nel costruire relazioni altruiste, il che che crea le possibilità per il suo sviluppo e per l'espressione delle sue potenzialità istintive. L'Educazione Biocentrica incentiva, nell'individuo, il vincolo con la vita e questo succede cominciando dalla relazione con sè stesso, con l'altro e con l'ambiente. Quando svegliamo nell'individuo il suo Essere addormentato, noi attiviamo i suoi istinti originari e gregari determinati biologicamente, soffocati e condizionati dalla cultura della dissimulazione, dal travestimento dei sentimenti e dalla dissociazione del corpo, caratterizzati dalla dicotomia delle relazioni che viviamo nell'era moderna.

In altre parole, l'Educazione Biocentrica, come pratica pedagogica ha come referente immediato la vita in tutte le sue dimensioni ed assume il Principio Biocentrico come suo paradigma fondamentale, perché esso si ispira alle leggi universale esistenti nel conservare i sistemi vivi che rendono possibile l'evoluzione. In questa concezione, l'Universo è costituito da una inclusione relazionale che abbraccia la totalità della vita, quindi l'universo esiste perché la vita esiste, e non il contrario. L'Educazione Biocentrica è un Portale di recupero della nostra umanità, oggi destrutturata dallo stile di vita patologico latente in ogni filo del tessuto sociale. Come un Portale, l'Educazione Biocentrica non vuole essere un modello sostitutivo alle altre pratiche pedagogiche, ma un paradigma evolutivo teoretico e pratico. E come tale si ispira ad una radicalità etico-estetica la cui la fondazione è la difesa incondizionata della vita in tutte le sue espressioni. Questo ci invita sentire l'Educazione Biocentrica come un paradigma della cura che può promuovere la cura (nel senso proposto da Heidegger, 1953) delle pratiche istruttive, come mediazione pedagogica fondante di un modo nuovo di essere/stare- nel mondo in comunione con la vita.

Dobbiamo sempre ricordare che le nostre condotte non sono innate ma sono modulate dai processi di coesistenza che sono stati tessuti in ognuno di noi sperimentando paradigmi culturali dei quali siamo insegnanti ed apprendisti. Ossia il microcosmo umano può essere capito nel macrocosmo, ovvero, noi siamo anche il modo come siamo stati istruiti dai nostri genitori e madri, dalla scuola, dalla religione, dal quartiere dove siamo cresciuti, dalle relazioni che abbiamo conquistato nella nostra vita. Vi sono numerosi avvenimenti quotidiani che ci conducono oltre le culture in cui siamo inseriti e questo è in funzione delle relazioni che allacciano l' individuo e la collettività, l'estraneo ed il parente, ciò che è opportuno e ciò che non lo è, il sacro ed il profano, il sapiens ed il demens che è presente nelle nostre vite. È indispensabile che siamo rieducati affettivamente affinché possiamo re-imparare ad essere-stare al mondo, posti di fronte ed immersi nei suoi enigmi.

Secondo Heidegger l'azione di prendersi cura ha un risvolto filosofico, ossia è allacciata con l'essere ed il tempo perché noi siamo gli unici esseri che si preoccupano del futuro e delle possibilità che la vita può presentarci. Così se ognuno di noi assume l'attenzione alla cura e la pone come guida dell'esistenza, questa sarà la conferma nel nostro modo di essere in relazione con la vita e col mondo. Ognuna delle nostre azioni come esseri che si prendono cura, sarà di attenzione verso se stessi, verso l'altro, e verso le soggettività con cui ci relazioneremo in questo prendersi cura.

L'Educazione Biocentrica, come pedagogia della cura richiederà anzitutto di occuparsi della propria esistenza di relazione, per poi trovare il tempo indispensabile a questa rivelazione dentro noi per ridurre l'energia dedicata ai problemi, alle patologie che affliggono il nostro essere, affinché esso sia guarito. Questo ci fa di nuovo sentire che c'è una "gestione della cura" presente nella metodologia esperienziale dell'Educazione Biocentrica che è collegata ad un senso pratico, rivolto al campo delle azioni, capace di germinare nello spazio della coesistenza in modo da essere generativo di un essere solidale.

È nel campo di questa solidarietà, perciò che l'altro non mi è mai indifferente e tutto quello che accade a lui, cambia l'estensione del mio proprio essere. Perciò, sia il dolore, come la felicità di qualcuno divengono il mio dolore e la mia felicità, come soggetto che si prende cura. È quell' atteggiamento etico, ed assennatamente estetico, che può sostenere le manifestazioni di cura di questo dolore e potenziare questa felicità. La cura, quasi sempre va collegata al senso di cura di "sé", rendendo possibile alla persona una riflessione ragionevole sul suo stile di vivere.  Ma ciò non vuol dire un'assenza di cura all'altro. Noi possiamo solamente riconoscerci nella nostra umanità, nella presenza di un altro essere umano, creatura a me simile eppur diversa. È questo altro che sostiene la solennità del mio auto-riconoscimento e che nel contempo sveglia il senso di una convivialità cooperativa situata nel contesto socio-culturale (Lévinas, 1980).

L'Educazione Biocentrica può fornire alle istituzioni sociali le culture collettive del cambiamento del loro destino, sviluppando nei gruppi il senso pratico ed il significato istruttivo della cura. Imparare insieme a prendersi cura della vita può trasformare le relazioni convenzionali in incontri carichi di emozioni, e questo contemporaneamente allo sviluppo dell'etica e di un'estetica suggestiva che guiderà le persone così che possano abbandonare la sfera tirannica delle "ingiunzioni", trasformando la scuola in un ambiente di prima qualità che educhi ad un'istruzione del buon gusto e della sensibilità.

 

BIBLIOGRAFIA

Heidegger, M., 1953, Essere e Tempo, Collana Nuova Biblioteca Filosofica, Fratelli Bocca, Milano.

Levinas, E., 1961, Totalità e Infinito. Saggio sull'esteriorità. Tr. it. di A. Dell'Asta, Jaca book, Milano, 1980

Vanzago L., Io/l'altro

Maturana, H.R., Varela, F.J., 1992, Macchine ed esseri viventi, Roma, Astrolabio-Ubaldini Editore